ETTORE DE MARIA BERGLER
(1850 – 1938)
Allievo del paesaggista Francesco Lojacono a Palermo, città dove viveva la sua famiglia, frequentò a Napoli gli studi di Domenico Morelli, Edoardo Dalbono e Filippo Palizzi, e successivamente a Firenze entrò in contatto con l’ambiente dei Macchiaioli e con le correnti artistiche più aggiornate del tempo. Del periodo fiorentino e della sua adesione alla pittura “di macchia” resta testimonianza in una serie di piccoli bozzetti conservati presso gli eredi; nel capoluogo toscano, ove lavorò soprattutto per la Galleria Pisani, si affermò come fecondo pittore di paesaggi e di scene di genere, ispirate alla sua terra d’origine. Con questo repertorio partecipò alle principali mostre in Italia e all’estero e prese parte alla Biennale di Venezia tra il 1901 e il 1912. Alla Biennale del 1903, nella sala del Mezzogiorno, oltre a un quadro, Luci vespertine, era esposta una scrivania in mogano, prodotta dalla casa Ducrot di Palermo su disegno di Ernesto Basile, con figure in bronzo di Antonio Ugo, per la quale De Maria Bergler aveva eseguito dipinti all’interno degli sportelli. L’opera venne acquistata dal Ministero della Pubblica Istruzione e destinata alla futura Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ove è tuttora conservata (cat. 161). Alla Biennale del 1909 una trentina di suoi dipinti dai titoli emblematici – La Zisa, L’Etna da Taormina, Paesaggio agrigentino, Terrazza siciliana, Popolana di Piana dei Greci – fu accolta nella sala “Bellezze della Sicilia”, interamente dedicata a De Maria Bergler, con decorazioni e arredi eseguiti da Ducrot su disegno di Basile, ai quali era ormai legato da rapporti di intensa collaborazione. Il consenso della critica, che ne lodò la scelta dei soggetti, la perizia esecutiva e la capacità di fondere accenti realistici e raffinate eleganze coloristiche, ne consacrò il successo, ponendolo tra i più richiesti e quotati pittori meridionali. La sua fama resta legata anche all’intensa attività di decoratore; si ricordano le sovrapporte nel salone della Direzione della Cassa di Risparmio di Palermo, di gusto presimbolista; le decorazioni (perdute) dei piroscafi “Roma”, “Giulio Cesare”, “Dux” e “Caio Duilio”, ma soprattutto gli straordinari affreschi di gusto floreale della sala da pranzo del Grand Hotel Villa Igiea di Palermo, ancora in collaborazione con Basile – incaricato da Ignazio Florio del progetto di ristrutturazione dell’edificio – e Ducrot.
- Foto di Marcello Karra
- Foto di Marcello Karra
BIBLIOGRAFIA: L. Natoli, Floralia. Gli affreschi di Ettore De Maria Bergler nel salone delle feste a Villa Igiea, Palermo 1988; D. Bica (a cura di), Ettore De Maria Bergler, Palermo 1988; M. Marafon Pecoraio, Pittura e decorazione in Sicilia tra ’800 e ’900, in Itinerari d’arte in Sicilia, Roma 2009; L. Francesco, La pittura decorativa: sintesi di pensiero e forma, in Il Simbolismo in Italia, a cura di M.V. Marini Clarelli, F. Mazzocca, C. Sisi, catalogo della mostra (Padova, Palazzo Zabarella, 20112012), Marsilio, Venezia 2011, pp. 51-57. Testo tratto da: Aa. Vv. Liberty, uno stile per l’Italia moderna, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2012
Giulio Sommariva
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