GIUSEPPE UGONIA
(1881 – 1944)
Con l’opera Contrasti Giuseppe Ugonia esordisce alla Biennale di Venezia del 1914 nella sala 17 dedicata alle opere internazionali. A questa data la sua produzione artistica risente delle suggestioni della Secessione viennese, con atmosfere böckliniane in alcuni particolari vicine al decorativismo di Klimt, che qui convivono con echi orientaleggianti nella definizione grafica di chiara ascendenza giapponese. Gli esili tronchi delle querce dalle chiome dorate si accompagnano con ritmo cadenzato “ad una processione di affusolati cipressi”, come amava definirli l’amico Francesco Sapori (Sapori 1928, p. 3), contribuendo all’armonia generale della scena, impreziosita da una striscia di prato punteggiato da piccoli fiori bianchi. La qualità linguistica risulta raffinata e semplice, ma nello stesso tempo ricercata: è la tecnica litografica che permette all’artista accostamenti sottili di colore. Elementi che ritroviamo già qualche anno prima, nel 1911, nella litografia, anche questa esposta in mostra, L’olmo e la vite (cat. 92): qui il tema, mediato dalle stampe giapponesi, dell’esile tronco ricurvo posto al centro della scena non manca di evocare un’atmosfera malinconica e triste che viene accentuata dallo smaterializzarsi del paesaggio sullo sfondo. Il ricercato cromatismo e l’attenzione per la resa della luce, attraverso le variazioni nelle diverse ore del giorno, contribuiscono così a evocare quel carattere mistico e spirituale di certa produzione simbolista vicina al luminismo lombardo, ad esempio di Gaetano Previati, ma anche a un linguaggio aggiornato sul Divisionismo, considerata la vicinanza dell’artista al cenacolo di Domenico Baccarini. Dopo la giovanile formazione presso la Scuola di Arti e Mestieri di Faenza, Ugonia intraprende gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove si diploma con il pittore Antonio Berti. In tale contesto conosce anche Baccarini ed Ercole Drei, esercitandosi nel disegno presso la ditta Morgagni, poi collaborando con la Litografia Comellini. Ottiene l’incarico di insegnante di disegno alla locale Scuola di Arti e Mestieri. Un’unica parentesi di pochi mesi nel 1931 nel campo della ceramica lo vede impegnato nella realizzazione di alcune interessanti plastiche nella bottega di Ugo Lassi di Faenza. Ugonia rimane strettamente legato al suo paese natale da cui si allontana solo in due occasioni, nel periodo trascorso a Bologna e nei tre anni critici della guerra, dal 1915 al 1918. Borgo dell’anima, Brisighella sarà il soggetto prediletto e la fonte d’ispirazione anche delle creazioni più tarde, degli scorci nostalgici e immutati del piccolo paese dove Ugonia muore nell’ottobre del 1944.
Bibliografia: V. Pica, Le acqueforti, le litografie e le xilografie di due Giovani artisti italiani (Benvenuto Disertori e Giuseppe Ugonia), in “Emporium”, 1917, 46, pp. 171-188; F. Sapori, Il presepe di Fafina, in “Il Brennero”, 15 novembre 1928, p. 3; M. Catelli Isola, Giuseppe Ugonia. Trentaquattro tavole a colori, Litografie Artistiche Faentine, Faenza 1975; A. Olivieri, Un intellettuale romagnolo fra “ideologia” e sperimentazione: Giuseppe Ugonia, in “Le campane del Monticino”, settembre 1975, 4, pp. 4045; O. Ghetti, in Il Liberty a Bologna e nell’Emilia Romagna, a cura di F. Solmi, catalogo della mostra (Bologna, Galleria Comunale d’Arte Moderna), Grafis, Bologna 1977, pp. 275-276, nn. 178-181; Armeni, in Giuseppe Ugonia: paesaggi, a cura di F. Di Castro, catalogo della mostra (Brisighella), Electa, Milano 1995, pp. 52-53, n. 5; pp. 68-69, n. 13; A. Di Nardo, in Art Nouveau a Faenza. Il cenacolo baccariniano, a cura di J. Bentini, catalogo della mostra (Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche), Electa, Milano 2007, p. 184, n. 98. Testo tratto da: Aa. Vv. Liberty, uno stile per l’Italia moderna, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2012
Isabella Collavizza
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